Oggi analizziamo il disegno di legge sugli affitti brevi che tanto sta facendo discutere gli addetti ai lavori e le associazioni di categoria.

Il caro affitti (soprattutto per gli studenti), un flusso turistico crescente che, in alcuni casi, supera l’offerta ricettiva, e il fenomeno dell’abusivismo, hanno spinto il Ministero del Turismo a varare un disegno di legge per regolamentare il settore degli affitti brevi.

Sono tre le novità principali che il governo vuole introdurre:

il codice identificativo nazionale univoco

la regolamentazione della figura del property manager

l’introduzione del soggiorno minimo

vediamo nel dettaglio le singole novità

Codice identificativo nazionale

La normativa intende sostituire il codice identificativo regionale, conosciuto come “CIR” (da noi è il Citra) con un codice valido su tutto il territorio: il CIN. Il codice identificativo nazionale dovrebbe rendere più efficace la lotta all’abusivismo. Alla pari del Citra, il codice dovrà essere esposto nell’annuncio on line e all’esterno della struttura, anche se non è stato specificato se l’obbligo di esposizione all’esterno sia obbligatorio anche per gli appartamenti ammobiliati ad uso turistico.

Sanzioni

La mancata indicazione del codice CIN sarà punita con sanzioni che vanno dai 300 ai 3000 euro per gli host e i gestori di piattaforme e tra i 500 e 5000 euro per i proprietari. Insomma mano pesante verso i trasgressori: lo stato ha intenzione di battere cassa!

La regolamentazione della figura del property manager

Con l’aumento esponenziale degli affitti brevi soprattutto legati all’esplosione degli AAUT, è nata la figura del property manger, il soggetto che gestisce più di un appartamento per conto dei proprietari. In effetti, questa figura non era stata ancora normata a dovere, e con la creazione di un codice ateco ad hoc l’intenzione è di regolamentare la posizione a fini fiscali. Staremo a vedere…

L’introduzione del soggiorno minimo

L’ultimo e più controverso punto riguarda l‘introduzione del soggiorno minimo. Secondo le intenzioni della ministra Santanché, nei comuni ad alta densità turistica, sarebbe opportuno introdurre il soggiorno minimo di due notti, fatta eccezione per le famiglie numerose composte da almeno un genitore e 3 figli che invece potranno soggiornare anche per una notte.

Sul soggiorno minimo mi sono già espresso in passato, lo considero necessario per gestire efficacemente una struttura ricettiva extra alberghiera. Tuttavia questo è un parere personale.

Riflessioni personali 

Mentre i primi due punti del disegno sono condivisibili e hanno un senso, il terzo rimane poco chiaro.

Trovo che imporre per legge la durata minima del soggiorno sia una misura incostituzionale oltre che discriminatoria: mentre una famiglia con tre figli potrà soggiornare per una notte, lo “sfigato” con due dovrà andare in albergo. È da “proposte” come questa che si evince che siamo nelle mani di gente che non sa neanche da che parte è girata…

Detto questo, il provvedimento non è stato ancora emanato ed è al vaglio delle associazioni di categoria che di fatto stanno manifestando non poche perplessità a riguardo.

Ultima riflessione: se si vuole contrastare il caro affitti, forse sarebbe opportuno ridurre la tassazione sugli affitti, intervenire sul costo delle utenze e soprattutto migliorare il potere d’acquisto. Negli ultimi anni sono piovuti rincari da ogni parte ed è normale che chi possiede un immobile cerchi di farlo rendere al meglio, e l’affitto breve rientra in questa logica. Il caro affitti per gli studenti e lo spopolamento dei centri storici a causa della comparsa degli AAUT sono solo la conseguenza di un’emergenza sociale che dovrebbe essere la priorità per un governo che invece pensa ai soggiorni minimi…(si oggi sono polemico…)

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