Buon lunedì!

Torniamo a parlare di storia 🙂

Voglio dedicare questo topic alla nomina della massima carica istituzionale della Repubblica di Genova: il Doge.

L’istituzione del supremo magistrato risale al 1339, con l’elezione di Simone Boccanegra per ovazione popolare.

Si tratta di un momento storico per la Superba. La riforma da inizio all’era della “Quarta Repubblica” e dei “Dogi Perpetui”.

L’elezione del Doge

Il doge era designato da un’assemblea composta dai massimi dignitari della Repubblica.

In occasione della cerimonia di nomina, l’eletto che vestiva un abito porpora, veniva accompagnato a Palazzo Ducale per il giuramento nella sala del trono.

Prima di sedere sullo scranno doveva inginocchiarsi e pronunciare l’intenzione solenne, posando la mano destra sul Vangelo.

Terminato il voto aveva inizio il “rituale delle congratulazioni” con gli ossequi di senatori, nobili e diplomatici.

I festeggiamenti duravano giorni e l’elezione si concludeva con un banchetto indetto dal Doge stesso.

Ma non era finita…

La processione

Per omaggiare la nuova carica della Repubblica veniva organizzata una grande processione verso la Cattedrale di San Lorenzo.

Qui paggi, guardie svizzere e membri dei serenissimi collegi sfilavano portando i simboli del potere: il manto di velluto, la stola di ermellino, la spada, lo scettro e la corona.

All’interno della Cattedrale l’Arcivescovo conferiva la benedizione all’eletto.

Dopo la messa, il corteo faceva ritorno a palazzo, dove il nuovo Doge ripeteva il giuramento. Al termine del rituale poteva ricevere gli emblemi del potere, indossare la corona e stringere lo scettro.

Terminata la cerimonia, partiva un altro ciclo di congratulazioni scandito dal suono delle campane della torre Ducale e dal frastuono dei cannoni della città.

Habemus Dux! (o dûxe in genovese…)

Da un grande potere deriva… una grande reclusione…

Inizialmente l’autorità del Doge era ampia, al contrario della sua libertà personale, più simile a quella di un carcerato.

Il magistrato supremo poteva uscire da Palazzo solo in cinque occasioni durante l’anno e in date prestabilite. Una vera e propria condanna!

Per le sortite al di fuori delle date stabilite dal protocollo occorreva l’approvazione del senato!

E noi che ci lamentiamo delle restrizioni per il lockdown…

Curiosità

I natali del Doge. Inizialmente il Doge doveva provenire da una famiglia popolare, ma dopo la riforma del 1528 veniva eletto tra i patrizi.

Il Mandato biennale. La riforma del 1528, voluta da Andrea Doria, sostituisce il mandato a vita con uno biennale.

L’immagine di Simone Boccanegra. Simone Boccanegra fu il primo doge eletto a Genova. La sua immagine è dipinta sulla facciata di Palazzo San Giorgio accanto a Guglielmo “testa di maglio” Embriaco.

L’era perpetua.  Non furono molti i doge che trascorsero l’intera vita a palazzo. Molti furono deposti pochi mesi dopo l’elezione, altri il giorno stesso!

Elezione come lotteria. L’elezione del Doge variò molteplici volte nel corso degli anni, passando dalle votazioni ai sorteggi. Nel 1576 venne adottato un sistema basato sul doppio sorteggio.

 

Ai candidati era assegnato un numero e il “fortunato” estratto diveniva capo dello stato. I genovesi, che ai tempi erano grandi scommettitori, iniziarono a puntare denaro sulla designazione del doge, gettando le basi per il gioco del Lotto.

 

Diventare Doge significava mettere la propria vita al servizio della Repubblica. Si trattava di un incarico totalizzante, all’insegna dell’austerità, dove la libertà personale veniva sacrificata in nome di un bene più grande. Una condotta che doveva essere mantenuta anche al temine del mandato.

Eppure nonostante l’impegno e la devozione richiesti dalla carica, molti ambivano a questo ruolo. Forse per vedere le guardie e i sacerdoti togliere il copricapo in segno di reverenza o probabilmente per poter stringere in mano lo scettro del potere e guardare la Superba dal punto più alto.

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NB: Ho il piacere di comunicare una grande novità!

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Ci ri leggiamo lunedì!