Oggi ci addentriamo nella storia del governo consolare della Superba, che culminò con la formazione delle otto compagne di Genova.

Le Compagne

Con il termine di Compagna si indicava un sodalizio in cui si riunivano le famiglie genovesi che condividevano lo stesso rione e avevano interessi comuni.

Una sorta di antesignano della società moderna.

A capo delle Compagne vi erano i Consoli e i Viceconsoli che decidevano in merito alle controversie tra i “soci”, le questioni inerenti alle operazioni commerciali e vegliavano sul mantenimento dei patti e sull’unità dell’associazione.

Il contesto storico

Prima di vedere come era suddivisa la città nel XII secolo, cerchiamo di andare a ritroso e di contestualizzare gli eventi che portarono Genova ad adottare il governo consolare.

Sappiamo che dopo il crollo dell’impero romano, Genova passò sotto il dominio barbaro prima e dei Longobardi in seguito.

Alla dominazione Longobarda, seguì quella Carolingia.

Nel X secolo, Genova faceva parte della Marca Obertenga, territorio vassallo del Regno d’Italia e del Sacro Romano Impero.

Ricordi alle elementari? Vassalli, Valvassini, Valvassori 😉  

Con il tempo, e con la necessità di difendersi dagli attacchi dei pirati saraceni, la città ottenne privilegi e riconoscimenti che la che la resero sempre più autonoma dai feudatari.

Già dai documenti del 958 e del 1056 si trovano riferimenti della volontà dei primi cittadini, che all’epoca erano i visconti, di creare dei consorzi.

Da quei consorzi, nacquero le Compagne.

Le otto Compagne di Genova

Nel 1134 Genova era suddivisa in otto Compagne che corrispondevano ai rioni della città.

Le otto compagne di Genova

Vediamo di elencarle e capire quali strade comprendevano!

Piazzalonga

La compagna di Piazzalonga (o Piazzalunga), era situata nei pressi di Via San Bernardo. Includeva anche San Donato e Via Giustiniani.

Lo stemma è uno scudo terzato in campo bianco con un palo azzurro al centro.

Macagnana

Situata attorno a Via Canneto il Lungo, annoverava anche il centro abitato attorno a Sant’Ambrogio.

Lo stemma è uno scudo diviso in da una linea centrale verticale in due campi: azzurro e bianco.

Portanuova

Comprendeva San Siro e parte della Maddalena. Ne facevano parte le contrade di Valloria, Valle Chiara, Fossatello, delle Fonti Amorose e Via Regia, fino a Porta di Vacca. Lo stemma è inquartato di azzurro e bianco.

Borgo di Pré

Sestriere che includeva l’abitato occidentale di Via Del Campo. Lo stemma è un palato in otto pezzi in azzurro e bianco.

Castello

La compagna del Castello includeva l’omonima collina, con le contrade di Sarzano e Ravecca. Lo stemma è un castello di tre torri in campo bianco.

Porta

Nella compagna della Porta rientrano la zona di Porta Aurea, compresa tra Piazza Piccapietra e Via Luccoli. Lo stemma è un orlato di rosso con una “P” in mezzo.

Sussilia (o Sozziglia)

La compagna di Via dei Macelli, Maddalena e dei Banchi. Lo stemma ha una banda rossa in campo bianco.

San Lorenzo

La contrada comprendeva il quartiere della Cattedrale, Via di Canneto e di Canneto il lungo. Lo stemma: in campo ondeggiate rosso.

Curiosità

Non tutti erano ammessi alle compagne, solo i cittadini più meritevoli.

Chi veniva invitato e rifiutava l’associazione perdeva i diritti civili.

Il potere esecutivo era affidato esclusivamente ai Consoli, mentre quello legislativo era di dominio della compagna che si radunava in comizi popolari ai quali partecipava anche il Vescovo.

In seguito, i consoli si divisero in Consoli del Comune, a cui spettava la “governace” della Compagna e Consoli dei placiti, che amministravano la giustizia. Il loro numero variava da quattro a otto.

 

Mentre passo tra i carruggi, capita di osservare ancora qualche stemma delle antiche contrade, magari nell’insegna di un negozio. Credo che sia estremamente positivo: significa che ci sono ancora cittadini che cercano di preservare la storia cittadina rivendicando l’appartenenza ad un rione che per molti non c’è più.

 

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tratto da “Storia di Genova. Dalle origini ai giorni nostri” di Federico Donaver e AA.VV. e da “il libro d’oro della nobiltà di Genova” di Angelo M. Scorza