Sono anni che scrivo articoli legati al mondo degli affitti brevi ma non ho mai pensato di scrivere un post dedicato alla normativa: cosa sapere per non sbagliare.
Facciamo qualche passo indietro…
Hai pensato di affittare il tuo appartamento su Airbnb o simili per guadagnare qualche soldino extra o di investire in un immobile da dedicare agli affitti brevi ma non sai una mazza sulle normative che regola questa professione.
Sino a poco tempo fa questa attività era poco regolamentata, ma da quando le istituzioni si sono accorte di noi stanno pian piano inserendo un sacco di burocrazia (inutile) per colmare il vuoto normativo.
in questo articolo ti spiego in modo semplice cosa devi sapere per affittare in regola e dormire sonni tranquilli.
1. Cosa si intende per “affitto breve”?
Per farla facile: un affitto è considerato “breve” quando dura meno di 30 giorni. Può essere per turisti, per lavoratori di passaggio, per chi viene in città per un evento… insomma, non serve che ci sia un contratto a lungo termine.
2. Serve la SCIA o posso iniziare subito?
Dipende. Se affitti un numero non superiore ai quattro appartamenti e non offri servizi da albergo, di solito non serve la SCIA (la Segnalazione Certificata di Inizio Attività).
Ma attenzione: ogni Regione e Comune può avere regole diverse.
👉 Consiglio: vai sul sito del tuo Comune o chiamali per capire cosa richiedono. Meglio perdere 10 minuti oggi che pagare 500 euro di multa domani.
3. Devi registrarti al portale della Regione
Molte Regioni italiane (come Lombardia, Toscana, Lazio…) richiedono che tu registri l’immobile su un portale regionale e ottenga un codice identificativo. Questo codice poi va esposto negli annunci online, tipo su Airbnb o Booking.
Se non lo fai? Potresti beccarti una multa fino a 5.000 euro. Non proprio una sciocchezza, vero?
4. Comunicazione alla Questura: obbligatoria!
Ogni volta che ospiti qualcuno, devi comunicare i dati degli ospiti alla Questura tramite il portale Alloggiati Web. Serve la registrazione con SPID o CNS e qualche clic per ogni ospite.
No, non è facoltativo. Anche se affitti per una notte sola, devi farlo. La legge lo impone per motivi di sicurezza.
5. La tassa di soggiorno: chi la paga?
Molti Comuni italiani prevedono una tassa di soggiorno che va versata per ogni notte e ogni ospite (ad esempio 1-3 euro a notte).
Di solito, la raccogli tu dal turista e poi la giri al Comune, magari con un’apposita dichiarazione trimestrale o semestrale.
Ogni Comune ha regole diverse, quindi tocca informarsi localmente. Ma sì, è una di quelle cose noiose che tocca fare.
6. E le tasse sui guadagni?
Se affitti casa tua, anche solo per pochi giorni al mese, i guadagni vanno dichiarati. Puoi scegliere:
-
la cedolare secca al 21% (più semplice e senza troppe complicazioni),
-
oppure inserirli nel reddito IRPEF, se ti conviene.
Se non dichiari, l’Agenzia delle Entrate prima o poi lo scopre: i portali come Airbnb segnalano i redditi. Meglio stare in regola e vivere sereni.
7. E se affitto più case? O se diventa un’attività vera e propria?
Se gestisci più immobili e lo fai in modo abituale, potresti dover aprire una partita IVA e registrarti come impresa turistica.
Anche qui, dipende da vari fattori: numero di immobili, frequenza, servizi offerti… Se hai dubbi, meglio sentire un commercialista oppure leggere questo articolo!
In conclusione
Affittare a breve termine può essere un’ottima occasione per guadagnare, ma serve farlo con le carte in regola.
La buona notizia? Una volta imparati i passaggi base, diventa tutto automatico. E soprattutto, eviti multe, seccature e notti insonni.
Se ti stai buttando nel mondo degli affitti brevi, tieni questa mini-guida a portata di mano… e buon affare!
Se vuoi un approfondimento su un punto specifico (tipo cedolare secca o codice identificativo), scrivimelo nei commenti — ne parliamo in un altro post! 😉
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Alla prossima!