Per l’articolo di oggi, ho scelto un classico senza tempo, legato ai miti e alle leggende di Genova: Il fantasma dell’opera del Carlo Felice.

Ebbene si… Non solo Parigi… Anche Genova ha il suo fantasma…

Si tratta di uno spirito inquieto che continua imperterrito a vagare nei meandri dello storico Teatro Carlo Felice.

È lo spettro della giovane Leila, la bella figlia del liutaio Battista Carbone, che abitava in Vico del Filo, vicino alla Cattedrale di San Lorenzo.

Ma andiamo con ordine…

La storia si sviluppa prima della costruzione del teatro, quando sul suolo adiacente a Piazza De Ferrari sorgeva il Convitto di San Domenico, edificio eretto nel 500 su catacombe risalenti all’epoca romana.

La bellezza della giovane Leila aveva attirato le attenzioni di molti, tra cui il nobile Camillo Negrone, che però, suo malgrado era già promesso sposo di Isabella Dureto.

La madre di Isabella non prese bene il corteggiamento del futuro genero nei confronti della figlia del liutaio e diffuse voci sulle presunte attività di stregoneria della giovane.

Leila venne arrestata e condotta nel convitto di San Domenico per essere interrogata e torturata.

La giovane in preda al panico, non resse alle angherie e morì di crepacuore.

Il corpo fu sepolto nelle catacombe sotto il convitto.

 

Il 7 aprile del 1828 venne inaugurato il teatro Carlo Felice in onore di Carlo Felice di Savoia.

Da allora si narra che lo spirito di Leila vaghi tra le sale, richiamata dalla musica, e di tanto in tanto faccia la sua comparsa.

 

Curiosità…

Il pittore Francesco Baratta fu uno dei primi a vedere il fantasma. L’artista ritrasse lo spirito della ragazza nel suo abito nero, triste e infelice ma innamorata della musica, la stessa musica che suo padre era solito suonare con maestria.

Nel 91′ dopo la ricostruzione del teatro, durante il trovatore di Verdi, al termine di una canzone, si udì un suono di liuto nel silenzio e molti spettatori affermarono di aver visto una fanciulla bionda, in abito scuro vagare per il teatro.

 

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