“La dieta dei genovesi di una volta: frutta, formaggi e vini”. Con questo post intendo chiudere il cerchio sulle abitudini alimentari dei genovesi del passato.

L’ultima volta avevo parlato di spezie e carni, oggi scopriremo qualche curiosità sui cibi “vegetariani” e sui vini che erano soliti consumare i nostri “vecchi” concittadini.

Frutta esotica

Come già sottolineato nel precedente articolo, i commerci della Superba permisero di far arrivare sulle tavole dei genovesi diversi tipi di prelibatezze.

Tra le pietanze più apprezzate, datteri d’Alessandria e di Catalogna, mandorle provenienti da Puglia, Provenza e Malaga, mele, arance, nocciole ed avellane, uva passa, noci, fichi, miele, confetti e degli zuccherini chiamati dragiate.

Formaggi

Il formaggio più comune era la giuncata.

Si tratta di un formaggio fresco e molle, realizzato facendo colare la cagliata su un supporto traforato di giunco, che conferiva al prodotto una forma piatta e poco estesa.

Secondo quanto riportato nel registro dell’Arcivescovado di Genova, la curia genovese riceveva costantemente delle partite di giuncate, prodotte dagli allevatori di Aggio.

Il formaggio veniva anche importato dalla vicina Sardegna.

Secondo le testimonianze del politico e cronista genovese Oberto Cancelliere, vissuto nel XII secolo, sembra che le popolazioni Sarde offrissero alla nostra città grandi quantitativi di formaggi per celebrare la Pasqua.

Vini

Oltre al bisagnino, prodotto a ridosso del bisagno, erano numerosi i vini, nostrani e stranieri, presenti sulle tavole della Superba.

I consoli genovesi residenti nelle colonie sul mar Nero, inviavano in patria un vino di uva treglia, a titolo di tributo.

Tra i vini nostrani più apprezzati, vi erano quelli prodotti sulla collina di Coronata, sulla costa di Rivarolo, nella Val Polcevera, a Noli e a Quarto.

Altri vini ricercati erano il vino di Trebbiano, prodotto in Val di Magra e quelli delle Cinque Terre, conosciuti con il nome di vernaccie.

Anche il Moscatello di Taggia era un vino rinomato. Sembra che durante la marcia dell’esercito di Carlo V nella riviera occidentale, un drappello di soldati  di ritorno da Marsiglia, si fermò due giorni nella cittadina dell’imperiese “a causa” della deliziosa bevanda.

Acquavite

Un ultimo appunto riguarda l’acquavite: i genovesi appresero la tecnica di distillazione (di origine araba) dal celebre medico Arnaldo di Villanova e iniziarono a produrre questo distillato dandogli il nome di Aqua vitae. 

In seguito, i liguri che vivevano in Crimea tramandarono la ricetta agli amici russi.

Altre curiosità

Pandolce. Alcuni degli ingredienti importati dall’estero, come l’uvetta, diventarono parte della cucina tradizionale genovese. Basti pensare al Pandolce.

Vernaccia. Sembra che il nome vernaccia derivi da Vernazza, una delle Cinque Terre. Il grande Dante Alighieri citò il vino nel canto XXIV del Purgatorio, dove Papa Martino IV fu mandato a scontare i peccati gola, in particolare a causa delle anguille di Bolsena, affogate nella Vernaccia.

 

Bene! abbiamo finalmente chiuso il cerchio con la dieta dei genovesi di una volta. Sono stati due articoli ricchi di curiosità, spero ti siano piaciuti 🙂

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tratto da “i genovesi” di Valenti Editore