Buon lunedì!

Un paio di settimane fa, nell’articolo sul “fantasma della vecchina di Vico dei Librai“, ho citato la “colonna infame” eretta dai genovesi, per denunciare i “signori del cemento”, colpevoli di aver deturpato il centro storico.

Oggi, vorrei parlare di un’altra colonna infame, la prima, “l’originale“.

La colonna di Piazza Vacchero, nel quartiere di Pré, eretta in memoria del traditore Giulio Cesare Vachero

Vediamo di ricostruire la storia di questo losco personaggio…

Chi è Giulio Cesare Vachero?

Giulio Cesare Vachero era il rampollo di una nobile famiglia di Sospello, nella contea di Nizza, un territorio facente parte del Ducato di Savoia.

La sua famiglia possedeva sin dal 1200 diverse proprietà in via di Prè a Genova, tra cui anche la Porta dei Vacca (nella foto).

Ma andiamo al dunque…

I Savoia e la Repubblica di Genova

A quel tempo, il Ducato di Savoia e La Repubblica di Genova, erano in aperto contrasto.

I Savoia, guidati dall’ambizioso e avventato Duca Carlo Emanuele I, avevano mire espansionistiche verso i territori controllati dalla superba.

Già del 1625, era emerso un presunto complotto franco-piemontese ai danni della Repubblica di Genova, noto come la “congiura dei Marini”, in cui lo stesso Vachero era stato arrestato e poi rilasciato, in quanto sospettato di atti sovversivi.

La congiura del Vachero…

Ma è appena tre anni dopo, nel 1628, che la storia ricorda a sua malgrado le gesta di Giulio Cesare Vachero.

Carlo Emanuele I, aveva inviato in città Giovanni Antonio Ansaldo, un mercante di Voltri, per reclutare qualche nobile che aspirava a sovvertire il governo della repubblica di Genova e consegnare la città ai Savoia.

Inutile dire che alla guida dei potenziali rivoluzionari c’era Vachero.

Giunto a Torino per incontrare il duca, nel febbraio del 1628, l’oriundo di Sospello (così era soprannominato per via delle origini francesi), ricevette denaro per assoldare un centinaio di soldati e la promessa da parte di Carlo Emanuele di inviare il figlio, Vittorio Amedeo, con l’esercito, a sostegno della rivolta.

Il piano era preciso: Una volta preso Palazzo Ducale, Vachero e i suoi avrebbero fatto entrare in città le truppe dei Savoia, finalizzando il colpo di stato.

Fortunatamente il capitano Rondino, uno dei congiurati, riferì il complotto al Doge, e la sera del 31 marzo del 1628, venne scoperto quello che potenzialmente poteva rappresentare uno dei più grandi pericoli della storia della Repubblica di Genova.

Vachero e gli altri cospiratori furono messi agli arresti e in seguito condannati a morte.

La colonna infame…

I beni del nobile vennero confiscati, i figli furono esiliati e la casa in via del Campo venne rasa al suolo.

Al suo posto, viene eretta la colonna infame che recita:

 

«JVLIJ CÆSARIS VACHERIJ                                                 
PERDITISSIMI HOMINIS
INFAMIS MEMORIA
QVI CVM REPVBLICAM CONSPIRASSET
OBTRVNCATO CAPITE, PVBLICATIS BONIS
EXPVLSIS FILIIS, DIRVTAQUE DOMO
DEBITAS PŒNAS LVIT
A. S. MDCXXVIII»

«A memoria dell’infame
Giulio Cesare Vachero
uomo scelleratissimo
che, poiché cospirò contro la Repubblica,
[avendo] tagliata la testa, [avendo] prelevati i beni,
[avendo] esiliati i figli e [avendo] distrutta la casa,
pagò le pene dovute.
Anno del Signore 1628»

Curiosità

La congiura ebbe delle conseguenze…. Portò all’istituzione dell’inquisizione di stato.

La demolizione della casa di Vachero in via del Campo creò il piccolo slargo oggi conosciuto come Piazza Vachero.

Nel 1644, I discendenti di Vachero ottennero il permesso di coprire la colonna erigendo davanti ad essa una fontana (nella foto).

Se ti è piaciuto l’articolo ti invito a mettere un like alla pagina Facebook “Gli Appartamenti di Ema“.

Ci ri leggiamo lunedì!

Stay tuned!

Fonti

La congiura del Vachero raccontata da Federico Donaver

1628: La congiura del Vachero

Treccani: Vachèro, Giulio Cesare